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Rinnovabili immuni al Coronavirus: le uniche a crescere nel 2020

Lo dice il nuovo report IEA. Le emissioni globali di CO2 caleranno dell’8% nel 2020 rispetto al 2019, ritornando al livello di 10 anni fa

Il lockdown di buona parte del globo, con la brusca frenata forzata di quasi tutti i settori produttivi e dei trasporti, ha causato un repentino crollo nella domanda di energia, crollo che va di pari passo con la crisi economica. Il primo trimestre del 2020 ha segnato una diminuzione della domanda di energia del 3.8% rispetto allo stesso periodo del 2019, dell’8% se si considera solamente il carbone, del 5% per il petrolio (soprattutto a causa dello stop nei trasporti e nell’aviazione), del 2% per il gas naturale. Questi dati sono riportati nell’ultimo rapporto dell’International Energy Agency, che fornisce anche le stime per l’intero 2020: una riduzione della domanda globale di energia del 6%. Si tratta del maggiore declino in termini percentuali degli ultimi 70 anni e di sempre in valore assoluto, più di sette volte quello registrato durante la crisi del 2008. Un declino che, per la domanda di petrolio, sarà del 9%, in grado di portarne il consumo ai livelli del 2012. Le rinnovabili, per fortuna, raccontano un’altra storia.

Per approfondire il legame fra Coronavirus e crollo della domanda di energia:

Domanda globale di energia ed emissioni di CO2 sono strettamente legate al coronavirus

I dati

Nel primo trimestre del 2020 l’utilizzo globale di energia rinnovabile è cresciuto del 1.5% rispetto allo stesso periodo del 2019. Per quanto riguarda l’energia elettrica, la generazione rinnovabile è aumentata di quasi il 3%, portando la porzione di energia elettrica generata in modo rinnovabile dal 26% al 28% della produzione totale. Solare ed eolico hanno raggiunto il 9%, a partire dall’8% del primo trimestre 2019. Tutto questo a spese della porzione di generazione legata a gas e carbone.

Durante il lockdown si sono registrati picchi record della porzione solare e eolica nella domanda oraria di elettricità in molti paesi, tra cui Italia, Germania, Belgio e la parte orientale degli Stati Uniti.

L’unica energia rinnovabile che ha subito un declino nell’ultimo trimestre è stato il biocarburante, come conseguenza della riduzione dei trasporti su strada.

Le proiezioni IEA

L’International Energy Agency stima che l’utilizzo globale di energia rinnovabile aumenterà di circa l’1% nel 2020. Sarà l’unica forma di energia in grado di registrare un saldo positivo. La produzione di energia elettrica rinnovabile crescerà di ben il 5%, arrivando a costituire quasi il 30% dell’energia elettrica globalmente generata. A seguito del declino della domanda di carbone, previsto essere quest’anno dell’8% (il più grande dalla Seconda Guerra Mondiale), verrà dimezzato il gap fra queste due opzioni di generazione: dal 10% del 2019 al 5% del 2020 in termini di percentuale dell’elettricità prodotta nel mondo.

La velocità di ripresa dalla crisi non avrà una grande influenza su tali dati: anche con una ripresa lenta e difficile le rinnovabili cresceranno, dimostrando di essere, senza dubbio, la forma di energia più resiliente.

Tuttavia, questa crescita rimane inferiore a quella prevista prima della crisi da Coronavirus ed è in calo rispetto a quella dello scorso anno, in accordo con la tendenza, iniziata nel 2016, al rallentamento nella crescita delle rinnovabili.

Le motivazioni

Il 2019 ha visto il completamento di numerosi progetti di generazione fotovoltaica o eolica. Durante il primo trimestre del 2020 si sono registrate condizioni climatiche favorevoli alle rinnovabili: in particolare la stagione ha garantito un’alta disponibilità di vento in Europa e Stati Uniti, favorendo l’eolico. La combinazione di questi due fattori ha fatto sì che le rinnovabili registrassero già prima del lockdown dei buoni risultati in termini di porzione di elettricità generata.

Quando il lockdown è iniziato, la domanda di energia elettrica è crollata, precipitando anche più del 20% in situazioni di chiusura totale, a seguito della cessazione di attività commerciali e industriali. Per settimane il lockdown si è manifestato, insomma, come una lunga domenica in termini del servizio elettrico. La quantità di energia prodotta dalle rinnovabili è però rimasta invariata, provocando l’aumento citato di quasi il 3% della porzione rinnovabile dell’elettricità generata. L’energia elettrica rinnovabile, infatti, è in genere distribuita prima di quella proveniente da fonti fossili in quanto ha costi di esercizio più bassi e in quanto la legislazione ambientale le garantisce accesso preferenziale alle reti.

La porzione rinnovabile è prevista in ulteriore crescita nel resto dell’anno proprio per questi motivi e perché diversi progetti legati all’eolico saranno completati durante il 2020: sia in Cina che negli USA le regolamentazioni impongono infatti che i progetti nell’eolico vengano resi operativi entro la fine dell’anno per poter ottenere sussidi statali o sconti fiscali.

Non solo aspetti positivi

I dati e le proiezioni dell’IEA sono però il risultato anche di conseguenze negative che il Coronavirus ha portato sull’industria delle rinnovabili:

  • innanzitutto, si sono verificate diffuse interruzioni delle catene di approvvigionamento e produzione legate agli stop temporanei delle attività. La Cina ha da poco ripreso la manifattura di pannelli fotovoltaici (di cui costituisce il 70% della produzione mondiale); l’eolico è invece ancora in grosse difficoltà, essendo la produzione di turbine legata a più regioni, come India, Europa e Stati Uniti.
  • Il lockdown ha anche ridotto le attività di installazione degli impianti per l’impossibilità di accedere agli edifici o per le perdite economiche di chi li aveva richiesti: si tratta di un fenomeno non di poco conto, considerato che un quinto della potenza rinnovabile installata nel 2019 è da attribuire ai pannelli fotovoltaici posizionati sui tetti di case o di piccole e medie imprese.

In sostanza, restano molte incertezze riguardanti gli impatti che la crisi avrà sull’industria delle rinnovabili e quindi sulla velocità di costruzione e installazione di nuovi impianti. La durata dei lockdown, la velocità di ripresa delle economie e la direzione e il timing degli interventi statali saranno decisivi nel determinare l’andamento annuale di questa industria.

Non si hanno, invece, nei diversi scenari, variazioni consistenti nelle proiezioni di produzione di energia rinnovabile. La velocità di distribuzione di nuovi impianti ha infatti un impatto limitato sulla quantità totale di energia elettrica rinnovabile prodotta. Questa ha invece la maggiore fonte di incertezza nei pattern meteorologici che si osserveranno durante l’anno: il 90% della stessa è infatti energia idroelettrica (60% – dipendente da precipitazioni e temperature), solare ed eolica. Le stime si basano sugli andamenti storici medi delle variabili meteorologiche: un’eventuale deviazione da essi potrebbe influire significativamente sulla produzione.

Quali speranze?

Il rapporto IEA afferma che le emissioni globali di CO2 caleranno dell’8% nel 2020 rispetto al 2019, ritornando al livello di 10 anni fa. Si tratta di una riduzione pari in valore assoluto a 6 volte quella registrata tra il 2008 e il 2009 e al doppio della somma di tutte le riduzioni avvenute dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Dopo tutte le precedenti crisi, però, il rimbalzo nelle emissioni è stato maggiore del declino.

Sarà diverso questa volta? Ciò che accadrà dipenderà da un complesso bilancio di molteplici fattori. Un nuovo report di BloombergNEF ha evidenziato che oggi, a seguito di ulteriori riduzioni nei prezzi, solare ed eolico su terra sono le fonti di energia elettrica più economiche per due terzi della popolazione mondiale. Oggi, a differenza delle crisi precedenti, le rinnovabili sono competitive. Purtroppo però, il recente crollo dei prezzi delle fonti fossili potrebbe minare tale competitività. Molto dipende anche dalle scelte operate dai governi nell’investire le risorse per la ripresa.

 

 

 

Quello che accadrà nel 2020 non è importante, lo è molto di più ciò che avverrà subito dopo. Il 2020, però, secondo le proiezioni, ci mostrerà che le energie rinnovabili sono un buon investimento, resiliente al cambiamento climatico, sì, ma anche a crisi economiche provocate da altri fattori. Ancora una volta, investire sostenibile conviene, e conviene da ogni punto di vista.

Elisa Terenghi

Nata a Monza nel 1994, mi sono laureata in Fisica del Sistema Terra presso l’Università di Bologna nel marzo 2019, conseguendo anche l’Attestato di formazione di base di Meteorologo del WMO. Durante la tesi magistrale e un successivo periodo come ricercatrice, mi sono dedicata all’analisi dei meccanismi di fusione dei ghiacciai groenlandesi che interagiscono con l’oceano alla testa dei fiordi. Sono poi approdata a Meteo Expert, dove ho l’occasione di approfondire il rapporto fra il cambiamento climatico e la società, occupandomi di rischio climatico per le aziende.

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