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Ucraina, la distruzione della diga di Kakhovka è un ecocidio

Le inondazioni causate dalla rottura della diga potrebbero distruggere migliaia di animali ed ecosistemi nelle prossime ore

Le conseguenze ambientali della distruzione della diga di Kakhovka in Ucraina sono inimmaginabili. In questo frangente non è esagerato utilizzare il termine ecocidio, ossia la distruzione consapevolmente perpetrata di un ambiente naturale.
Le inondazioni causate dalla rottura delle dighe potrebbero distruggere migliaia di animali ed ecosistemi nelle prossime ore. Tre Parchi Nazionali/Riserve della Biosfera finiranno parzialmente o completamente sott’acqua e presumibilmente migliaia di animali moriranno. Si stimano oltre a 100.000 sfollati, con gravi ripercussioni sull’approvvigionamento di acqua in Crimea. Kiev e Mosca si accusano a vicenda della parziale distruzione della diga e non è ancora chiaro cosa abbia determinato la sua rottura.

L’Agenzia internazionale per l’energia ha dichiarato che i suoi esperti a Zaporizhzhia, che si trova 160 km a monte, stanno monitorando attentamente la situazione della centrale nucleare. Al momento non ci sarebbe “alcun rischio immediato per la sicurezza nucleare dell’impianto”, perché le piscine di raffreddamento sono già piene.

Aggiornamento del 7 giugno:  a causa dell’esplosione della diga di Kakhovka,”si è formata una chiazza di petrolio di almeno 150 tonnellate che viene trasportata dalla corrente verso il Mar Nero. Non possiamo ancora prevedere quanta parte delle sostanze chimiche, dei fertilizzanti e dei prodotti petroliferi stoccati nelle aree alluvionate finirà nei fiumi e nel mare. L’evacuazione delle persone dall’area allagata è in corso: quasi ottanta insediamenti sono a rischio”. Lo ha reso noto Volodymyr Zelensky sul sito web della presidenza ucraina.

Sui social network sono cominciati ad apparire video che mostrano animali, in particolare castori, in aree urbane allagate.

Inoltre, secondo i funzionari ucraini, “150 tonnellate di olio per motori” si sono riversate nel fiume Dnieper in seguito alla distruzione della diga. “C’è anche il rischio di ulteriori perdite di petrolio, che hanno un impatto negativo sull’ambiente”, ha affermato su Telegram Daria Zarivna, consigliere stampa del capo dell’amministrazione presidenziale ucraina, Andriy Iermak.

Parlando alla televisione ucraina, Mykhailo Podolyak ha affermato che la Russia ha deliberatamente attaccato la diga per riprendere il controllo del conflitto, mentre l’Ucraina si dice pronta a una controffensiva.
La centrale idroelettrica e la diga di Kakhovka – e quindi il livello del bacino – sono in mano russa, mentre la capitale regionale Kherson è tornata sotto il controllo ucraino a novembre dopo otto mesi di occupazione.

Il consigliere del ministero degli Interni Anton Gerashchenko non usa mezzi termini e chiede la presa di posizione di organizzazioni ambientaliste e gli attivisti, oltre che delle organizzazioni per la protezione degli animali:
“gravi danni sono stati causati all’ecosistema nel sud dell’Ucraina e in tutte le regioni del Mar Nero e del Mar d’Azov. Animali, uccelli e pesci stanno morendo in grandi quantità. Lo stato che commette l’ecocidio deve essere punito! È necessario creare organizzazioni internazionali che raccolgano prove sui crimini ambientali della Russia che saranno utilizzate dal tribunale internazionale del regime di Putin. La Russia è una minaccia per l’ambiente terrestre!

Olena Kravchenko, direttrice dell’ONG ucraina Environment People Law, ha dichiarato che l'”ecocidio” della Russia rischia di avere “conseguenze ambientali senza precedenti” sulle aree a valle del fiume Dnipro, sull’estuario del Dnipro e sugli ecosistemi della zona costiera del Mar Nero.
Con immagini di intere case spazzate via, la direttrice afferma che il fiume sarà inquinato da detriti e sostanze chimiche pericolose. L’approvvigionamento idrico potrebbe essere ridotto o interrotto in diverse città, tra cui Kherson, e l’irrigazione potrebbe risultare impossibile in vaste aree agricole, con conseguenze sui raccolti.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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