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Crisi climatica, 10 catastrofi con un profondo legame: il monito dell’ONU

L'ONU ha redatto un nuovo rapporto nel quale prende in esame 10 disastri che hanno attanagliato il Pianeta nel 2020/21 per dimostrare come nessun evento estremo possa più essere considerato singolarmente

La crisi climatica è sempre più evidente, come dimostrano i numerosi eventi estremi che hanno attanagliato il Pianeta nel 2020/21. Un nuovo rapporto redatto dall’ONU Interconnected Disaster Risks -, prende in analisi 10 disastri da record per spiegare come nessuno di questi sia da considerare disconnesso dagli altri. L’analisi in questione spiega infatti che tutti questi eventi estremi sono solo la punta dell’iceberg, mettendo in evidenza la profonda interconnessione con processi più ampi nonché con la nostra azione o inazione.

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Crisi climatica, nessun disastro può essere considerato singolarmente: l’ONU prende in analisi 10 eventi estremi

I 10 eventi estremi presi in analisi dall’ONU sono stati selezionati per la loro notorietà e rappresentazione di questioni globali più ampie che hanno cambiato o cambieranno le nostre vite:

La pandemia di COVID-19 – sottolinea l’ONU – è la dimostrazione più chiara possibile di come non esistano confini o confini che possano contenere i disastri. Questa estrema interconnessione messa in luce dalla pandemia può essere applicata a molti altri disastri.

Legame tra ondata di caldo nell’artico e gelo estremo nel Texas

Un esempio è il legame tra l’ondata di caldo artico e l’ondata di freddo del Texas. Nel 2020, l’Artico ha registrato la seconda temperatura dell’aria più alta e la seconda più bassa copertura di ghiaccio marino mai registrata. Questi cambiamenti hanno impatti sul clima al di fuori dell’Artico e possono portare a intense ondate di freddo e caldo in Europa e Nord America, come evidenziato dall’ondata di freddo del Texas nel febbraio 2021. Il gelo estremo è stato appunto influenzato dall’aumento delle temperature nell’Artico che ha destabilizzato il vortice polare, una massa rotante di aria fredda sopra il Polo Nord, permettendogli di spostarsi verso sud nel Nord America.

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Come i disastri possono verificarsi insieme aggravandone le conseguenze: il caso del COVID-19, del ciclone Amphan e dell’invasione di locuste in Africa

La pandemia di COVID-19, oltre alle tante vittime e al disagio sociale ed economico, ha anche contribuito ad aggravare le conseguenze di due diversi disastri: il ciclone Amphan tra India e Bangladesh e l’invasione di locuste nel deserto. Nel maggio 2020 il super ciclone Amphan ha colpito con estrema violenza la regione di confine tra India e Bangladesh, zona in cui quasi il 50% della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Oltre 100 le vittime, con danni superiori a 13 miliardi di dollari e 4,9 milioni di persone sfollate. La pandemia ha reso più difficile prepararsi per il ciclone e il ciclone a sua volta ha anche peggiorato le condizioni per la risposta alla pandemia, poiché i centri sanitari sono stati distrutti e i casi di COVID-19 sono aumentati in alcune aree. La pandemia ha inoltre rallentato la risposta all’invasione di locuste nel deserto, interrompendo per esempio l’approvvigionamento dei pesticidi.

L’eccessivo consumo di carne e gli incendi in Amazzonia: come il comportamento del singolo può influenzare negativamente il corso degli eventi

La deforestazione e gli incendi in Amazzonia hanno distrutto il polmone verde della Terra. Tra le cause principali troviamo l’elevata domanda globale di carne che conseguentemente significa anche una forte domanda di foraggi per animali, come la soia, che richiede grandi appezzamenti di terreno agricolo. Gli impatti degli incendi boschivi e della diffusa deforestazione si fanno già sentire a livello globale poiché aggravano il cambiamento climatico e minacciano la biodiversità. Pertanto, la decisione individuale di mangiare carne e pollame può contribuire ai rischi di catastrofi.

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Disastri ed eventi estremi, cosa c’è sotto la punta dell’iceberg e cosa lega fenomeni apparentemente molti diversi tra loro? Le tre cause comunemente riconosciute come principali

Come detto in precedenza, ciò che noi percepiamo e vediamo dell’evento estremo è solo la punta dell’iceberg. Ciò che determina i disastri e che li rende purtroppo sempre più comuni sono appunto le cause profonde. Molto al di sotto della punta di questo iceberg, ci sono quindi strutture più profonde che hanno permesso il verificarsi del disastro e che spesso si rivelano sorprendentemente simili per eventi apparentemente non correlati.

Il rapporto dell’ONU, dopo aver identificato le serie di cause profonde per ciascun evento, ha individuato tre cause principali di interconnessione tra questi dieci eventi: le emissioni di gas serra indotte dall’uomo, l’insufficiente gestione del rischio di catastrofi e la sottovalutazione dei costi e dei benefici ambientali nel processo decisionale.

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Le emissioni di gas serra indotte dall’uomo, per esempio, sono una delle cause all’origine delle temperature estreme del Texas nonché della formazione di cicloni come Amphan o dell’ondata di caldo artico: disastri completamente diversi tra loro e geograficamente distanti. L’insufficiente gestione del rischio di catastrofi ha per esempio causato il grave impatto del gelo estremo nel Texas, dove non c’era un’adeguata preparazione al freddo nonostante simili ondate si siano già verificate in passato (1989 e 2011) e nonostante gli avvisi di un possibile nuovo inverno freddo. La stessa cosa si può dire per altri due eventi, vale a dire l’esplosione di Beirut e l’epidemia di locuste nel deserto: in entrambi i casi non si è verificata un’adeguata gestione del rischio.

I disastri non possono più essere considerati singolarmente: l’ONU lancia un monito al mondo intero nella lotta alla crisi climatica

Considerando tutti questi fattori, l’ONU lancia un monito al mondo intero: per gestire il rischio di futuri disastri in maniera efficiente è necessario che ognuno di noi capisca come ogni evento sia interconnesso. Va da sé che le risposte frammentate, limitate al singolo disastro o che peggio ancora guardano unicamente alla punta dell’iceberg non possono più funzionare.

Riducendo le nostre emissioni di gas serra, per esempio, potremmo prevenire un ulteriore aumento della frequenza e della gravità dei rischi legati all’atmosfera e al riscaldamento degli oceani, riducendo così il rischio nelle aree vulnerabili. Inoltre, rallentare e contenere il cambiamento climatico è vantaggioso per la biodiversità e gli ecosistemi in quanto dà più tempo alle specie per adattarsi alle mutevoli condizioni. Ciò non solo aiuterebbe a proteggere la biodiversità, ad esempio nella Grande Barriera Corallina – sottolinea il rapporto -, ma ci consentirebbe anche di mantenere i benefici che una barriera corallina sana offre alla società come la protezione delle coste, il valore ricreativo e il pesce per il consumo.

Non solo risposte su scala internazionale: ogni singola persona può contribuire a combattere la crisi climatica

Sebbene molte soluzioni alla crisi climatica richiedano una collaborazione su scala internazionale, nazionale o regionale, è importantissimo riconoscere che le nostre singole azioni possono entrare a far parte di un cambiamento generale. Poiché i disastri possono essere legati al comportamento umano individuale e collettivo, possiamo essere parte della soluzione intraprendendo azioni volte a supportare le soluzioni o evitare la creazione di ulteriori rischi. Possiamo essere artefici del cambiamento solo comprendendo la natura dei rischi e la profonda interconnessione degli eventi.

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Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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