Emissioni, così le compensazioni rallentano la decarbonizzazione

In vista della COP30, la conferenza ONU sul clima che si svolgerà in Brasile tra poche settimane, un gruppo internazionale di esperti di politiche climatiche ha messo in guardia su come le compensazioni, in particolare quelle “di bassa qualità”, stiano ostacolando gli sforzi globali di riduzione delle emissioni.
In un commento pubblicato su Nature, gli autori hanno avvertito che questi strumenti minacciano l’efficacia dei mercati del carbonio.
Cosa sono le compensazioni delle emissioni e perché possono rappresentare un problema
Le compensazioni sono crediti commercializzabili provenienti da progetti che dichiarano di ridurre o rimuovere le emissioni di gas climalteranti. Tuttavia, secondo gli esperti, spesso non garantiscono riduzioni reali, aggiuntive e permanenti. «Le compensazioni a bassa qualità indeboliscono l’incentivo per chi inquina a ridurre le proprie emissioni», spiegano gli esperti.
Il problema è strutturale: circa il 40% dei meccanismi usati per attribuire un prezzo alle emissioni di CO₂ e altri gas serra prezzo del carbonio permette ancora l’uso delle compensazioni, in troppi casi senza restrizioni efficaci su qualità o quantità. Analisi recenti hanno mostrato che meno del 16% dei più di 2.300 progetti esaminati ha effettivamente raggiunto le riduzioni promesse.
Quando le compensazioni mancano di integrità, il prezzo dei crediti riflette il costo di riduzioni “finte” invece che reali, abbassando artificialmente il costo delle emissioni. Questo scoraggia le imprese dall’intraprendere azioni volte a un taglio effettivo delle proprie emissioni, optando per scorciatoie più semplici ed economiche, e mette in difficoltà i progetti di qualità, che diventano economicamente insostenibili. Solo il 3,2% delle emissioni globali è sottoposto a un prezzo superiore ai 60 dollari per tonnellata, livello considerato necessario per mantenere il riscaldamento ben al di sotto dei 2°C – l’obiettivo meno ambizioso posto dall’Accordo di Parigi.
Il commento degli esperti evidenzia anche le principali criticità delle compensazioni delle emissioni.
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Addizionalità: molti progetti finanziano iniziative che sarebbero avvenute comunque, creando riduzioni illusorie.
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Difficoltà di verifica: le riduzioni sono confrontate con scenari ipotetici “business-as-usual” forniti dai creditori, permettendo di sovrastimare la quantità di emissioni effettivamente compensate.
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Mancanza di permanenza: molti progetti garantiscono lo stoccaggio dell’anidride carbonica solo per alcuni decenni, mentre i gas serra rimangono in atmosfera per secoli.
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Incentivi distorti: si privilegiano crediti economici e disponibili, a discapito dell’integrità ecologica dei progetti.
Gli autori raccomandano di eliminare gradualmente le compensazioni dai mercati nazionali del carbonio, sostituendole con meccanismi di prezzo che aumentino nel tempo e obblighino chi emette a pagare lo Stato in caso di inadempienza, invece di arricchire venditori privati. Qualora vengano ancora usate compensazioni, aggiungono, i crediti dovrebbero derivare solo da metodi di rimozione durevoli, capaci di sequestrare carbonio per centinaia o migliaia di anni, e riservati solo alle emissioni più difficili da ridurre, con prezzi allineati agli obiettivi di Parigi.
La conclusione è chiara: senza riforme radicali, le compensazioni rischiano di rallentare la decarbonizzazione globale, riducendo l’efficacia dei mercati del carbonio e compromettendo il raggiungimento degli obiettivi climatici.
NOTE: questo articolo è stato generato con il supporto dell’intelligenza artificiale.