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India: dalla frana all’alluvione. La discussione sul disastro nell’Uttarakhand

La comunità scientifica si interroga sulle cause del disastro avvenuto domenica 7 febbraio nell'Uttarakhand in India

Sul disastro che ha coinvolto l’India nella giornata di domenica 7 febbraio, sono in corso accurate osservazioni da parte della comunità scientifica. Le rilevazioni finora giunte sembrano smentire le cause inizialmente diffuse e aprono la strada a nuovi scenari di ricerca e discussione. A poche ore dall’evento infatti, il governo dell’Uttarakhand aveva comunicato che l’inondazione era stata causata dal distaccamento di un pezzo di ghiacciaio, il cui crollo nelle acque del fiume limitrofo, aveva favorito l’innalzamento del livello dell’acqua e l’inondazione che ha poi travolto le sedi delle centrali idroelettriche vicine causando vittime e feriti.

Il confronto (anche via social) avvenuto tra studiosi e scienziati nelle ore successive all’evento, e le moderne tecnologie, hanno permesso a Dave Petley dell’Università di Sheffield di ricostruire l’evento e ipotizzare che l’origine del disastro sia stato il distaccamento di una frana.

Lo stesso Dave Petley riporta una ricostruzione dell’accaduto su un blog dedicato a queso tipo di eventi, scrivendo Il blocco di roccia, è precipitato da circa 5.600 m a circa 3.800 m, con una caduta di quasi due chilometri, prima di impattare sul fondovalle. Si sarà immediatamente frammentato per generare un’enorme valanga di roccia e ghiaccio. Il tutto in modo estremamente veloce e molto energico. Durante il percorso ha generato una grande quantità di polvere, che si è spalmata sul versante ovest della valle”.

Un ruolo fondamentale nella ricostruzione di questo tipo di accadimenti e nella ricerca delle cause, lo giocano senz’altro le tecnologie. E’ anche grazie alle immagini satellitari 3D della Planet Labs che è possibile formulare nuove ipotesi di ricostruzione degli eventi.

La ricerca scientifica continuerà ad interrogarsi sulle cause dell’evento, perché le domande a cui rispondere sono ancora molte e le risposte sono fondamentali per provare a prevenire questo tipo di eventi, soprattutto in un contesto ambientale fragile come quello in cui si è verificato il disastro in questione.

Un elemento che lascia spazio a pochi dubbi invece, è l’influenza delle continue costruzioni di dighe e centrali idroelettriche nella zona che, da molti anni, è considerata dagli esperti particolarmente fragile e sensibile al dissesto idrogeologico.

India: dal distaccamento di un pezzo di ghiacciaio, all’alluvione. Il disastro nell’Uttarakhand – Pubblicato domenica 7 febbraio alle 15:10

Un pezzo di ghiacciaio himalayano si è distaccato ed è crollato sul versante dello stato indiano dell’Uttarakhand. Il distaccamento ha provocato l’innalzamento del livello dell’acqua del fiume limitrofo sulle cui rive era posizionata una centrale idroelettrica. La centrale è stata totalmente sommersa dalle acque e dal fango.

E’ accaduto in questa giornata, domenica 7 febbraio, nello stato dell’Uttarakhand in India. Molti gli operai presenti nella centrale idroelettrica nel momento del disastro. I filmati dei canali televisivi locali e dell’agenzia di stampa ANI mostrano l’acqua che sgorga verso la diga, spazzando via parti di essa e qualsiasi altra cosa sul suo cammino.

Uttarakhand (/ ˌʊtəˈrɑːkʌnd /) è uno stato nella parte settentrionale dell’India. Viene spesso definito “Devabhumi” (“Terra degli Dei”) per i numerosi templi indù e centri di pellegrinaggio presenti in tutto lo stato.

La zona, per la sua particolarità morfologica e per la presenza dei ghiacciai, è considerata molto sensibile e spesso le costruzioni delle centrali idroelettriche hanno destato polemiche e preoccupazioni.

Uma Bharti, ex ministro indiano per le risorse idriche e alto leader del partito di Modi, ha criticato le costruzioni nella zona, ribadendo oggi su Twitter: “Quando ero ministro, nella dichiarazione giurata rilasciata dal mio ministero sulle dighe dell’Himalaya Uttarakhand, avevo richiesto che l’Himalaya fosse un luogo molto sensibile, quindi non si dovevano costruire progetti energetici sul Gange e sui suoi principali affluenti.”

“Questo disastro richiede ancora una volta un serio esame della frenesia della costruzione di dighe idroelettriche in questa regione eco-sensibile”, ha dichiarato all’agenzia di stampa Reuters, Ranjan Panda, un volontario per il Combat Climate Change Network che si occupa di questioni relative all’acqua, all’ambiente e al cambiamento climatico.

Si teme che circa 150 persone abbiano perso la vita. In questo video, il salvataggio di 16 persone mentre i soccorsi proseguono senza sosta.

Elisabetta Ruffolo

Elisabetta Ruffolo (Milano, 1989) Laureata in Public Management presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Milano. Head of communication di MeteoExpert, Produttrice Tv per Meteo.it, giornalista e caporedattrice di IconaClima. Ha frequentato l’Alta scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per il Master in Comunicazione e gestione della sostenibilità.

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