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Antartide, le calotte potrebbero ritirarsi molto più in fretta del previsto

Le calotte glaciali dell’Antartide potrebbero ritirarsi più rapidamente di quanto si fosse ipotizzato in precedenza, con conseguenze preoccupanti anche per l’aumento del livello del mare.

L’allarme arriva da un nuovo studio pubblicato di recente sulla rivista Nature, i cui risultati appaiono davvero preoccupanti. Secondo gli scienziati le calotte glaciali potrebbero collassare con scatti così rapidi da perdere fino a 600 metri al giorno, un tasso di 20 volte superiore a quello che era stato ipotizzato in base alle analisi precedenti.

I nuovi dati sono emersi dalla analisi delle formazioni di sedimenti del fondo marino risalenti all’ultima era glaciale: un «avvertimento dal passato» per il mondo di oggi, avvertono gli esperti, in cui la crisi climatica sta erodendo le calotte glaciali. La scoperta conferma che alcune calotte glaciali dell’Antartide, incluso il cosiddetto “ghiacciaio dell’Apocalisse“, potrebbero presto subire delle fasi di rapido collasso destinate ad accelerare ulteriormente l’innalzamento del livello del mare, una minaccia già gravissima che nei prossimi decenni potrà far finire sott’acqua centinaia di grandi città in tutto il mondo.

Aumento del livello del mare: cause e conseguenze

L’analisi mostra che per le calotte dell’Antartide «gli impulsi di rapida ritirata possono essere molto più rapidi di qualsiasi cosa abbiamo visto finora», ha commentato la dottoressa Christine Batchelor dell’Università di Newcastle nel Regno Unito, che ha guidato la ricerca. 

Contrastare la crisi climatica e limitare l’aumento della temperatura media globale è ancora possibile, come hanno di recente confermato gli scienziati dell’IPCC, ma il tempo sta scadendo e sono più che mai urgenti azioni concrete.

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Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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